Mangiare a Firenze: trova locali, ristoranti e pizzerie

Di solito quando facciamo un viaggio in qualsiasi posto del mondo lo facciamo per ammirare le bellezze del luogo, siano queste legate al territorio, alla storia o all'arte. Ma quando viaggiamo ed arriviamo in un luogo a noi nuovo abbiamo la curiosità di assaporare le tradizioni locali. Queste ci vengono trasmesse direttamente o indirettamente dalle persone del luogo; scoprire come la gente vive, le sue abitudini, le tradizioni è sicuramente un'esperienza, che allo stesso modo di un'opera d'arte, ci trasmette delle sensazioni e delle emozioni che ci arricchiscono dentro.

Anche gustare le specialità tipiche della zona da noi visitata, specialmente se cucinate con cura e rispettando le antiche tradizioni, è un'esperienza molto gratificante specialmente se, mentre si gusta un particolare piatto, si pensa al perchè questa pietanza è nata proprio in questa zona.

A Firenze è possibile assaporare la cucina tipica fiorentina e soprattutto la cucina Toscana, da molti considerata la migliore in Italia. Le popolazioni che nel tempo hanno abitato la Toscana hanno radici antiche e, a parte pochi proprietari terrieri, è sempre stata formata da contadini, da persone che coltivavano la terra e da questa traevano le risorse per vivere. La storia della Toscana racconta di grandi gruppi di contadini che vivevano in povertà, in condizioni di vita difficili, che però allo stesso tempo riuscivano ad essere felici di ciò che avevano.

Proprio per questi motivi la cucina Toscana risulta essere caratterizzata da sapori semplici e genuini, con ingredienti poveri ma cucinati con grande maestria. L'alimento base della cucina Toscana era ed è (anche se in modo meno forte) il pane; ancora oggi possiamo lo trovare in molte forme e sapori: il filone, la ruota, i crostini, le focacce, la schiacciata all'olio, col ramerino, la pagnotta con uva passa. Il pane è infatti tra i principali ingredienti delle ricette più conosciute;

La panzanella: fatta con pane ammollato nell'acqua, sbriciolato con verdure.
La pappa col pomodoro; da cuocersi con pane, aglio, prezzemolo, basilico, sale, olio e pomodoro,resa famosa dal dalla celebre novella Gian Burrasca.
La Ribollita; nata dalla tradizione contadina che riscaldava e ribolliva gli avanzi delle zuppe già cucinate il giorno prima.
La Minestra di pane; fatta con pane toscano raffermo, carote, sedano, patate, verza, bietola, cavolo nero, fagioli cannellini e borlotti, conserva di pomodoro, olio d'oliva, cipolla, aglio, sale e pepe.

A Firenze è inoltre possibile gustare piatti tipici locali come la bistecca alla fiorentina, la trippa, i bomboloni, la schiacciata con l'uva, i cenci, il lampredotto, i fagioli all'uccelletto.
Se inoltre ti metti a sedere in una tipica trattoria a Firenze, oltre che gustare i piatti tipici toscani, potrai assaporare il buonissimo vino prodotto nelle zone Toscane famoso in tutto il modo e da molti considerato il vino Italiano. Tra i vini più importanti ricordiamo: Pomino, Barco Reale, Bolgheri, Sassicaia, Brunello di Montalcino, Chianti, Chianti Classico, Vernaccia di San Gimignano, Vino Nobile di Montepulciano, Ornellaia, Morellino di Scansano. Se il tuo soggiorno a Firenze durerà più di 3/4 giorni ti consigliamo di dedicarne uno ad un tour nelle colline circostanti per esempio: Tour del vino nel Chianti, Tour del vino a Montalcino, tour nella città di Siena e Lucca, Tour nelle campagne di S.Gimignano, Volterra, Monteriggioni, Colle Val d'Elsa, S.Miniato al Monte, Badia a Passignano.

Effettuando delle escursioni nelle colline tosane potrete così viaggiare in un paesaggio unico caratterizzato dalle dolci curve disegnate dai compi di grano e di vite ed avere la possibilità di passare da una cantina all'altra gustano i vini prodotti dalle varie aziende agricole. Se muniti di auto propria, da Firenze raggiungere località come San Giminiano, Siena, Volterra, Chianti, Montalcino e Montepulciano richiede tra una o due ore di viaggio. Raggiungere Pisa o Lucca è invece possibile agevolmente anche tramite un'ora di treno partendo dalla stazione ferroviaria Santa Maria Novella di Firenze.

La Toscana è da sempre riconoscituta come la patria del vino. Di seguito riportiamo un elenco dei più famosi.

Vino Nobile di Montepulciano
La traccia più antica in nostro possesso riferita al vino di Montepulciano è datata 789: Arnipert offrì in dono alla chiesa di San Silvestro nella zona di Lanciniano sul monte Amiata, un appezzamento di terra nel castello di Policiano tutta coltivata a vigna. Il Repetti ci riferisce che i primi quantitativi esportati sono del '300. La consacrazione del vino di Montepulciano arriva nel 1685 quando Francesco Redi conclude i versi dedicatigli nel ditirambo 'Bacco in Toscana' con: 'Montepulciano d'ogni vino è Re'. I consensi di questo vino si ripetono fino all'800, quando in seguito a successi avuti in importanti concorsi alla metà dell'800, ebbe il giudizio non troppo felice dell'enologo del re della Britannia durante l'esposizione di Vienna del 1873; si lamentò della presenza di un unico campione di Montepulciano di qualità mediocre.
Agli inizi del XX secolo il Vino Nobile di Montepulciano sembrava oramai contrassegnato da un'etichetta poco valore; successivamente a Siena nel 1933 venne organizzata dall'Ente Mostra-Mercato Nazionale dei vini tipici e pregiati, la prima mostra del mercato dei vini tipici e venne presentato un vino rosso molto pregiato che ottiene immediatamente grandi consensi. Subito dopo altre aziende agricole seguirono lesempio e nel 1937 viene fondata la prima cantina sociale con la prospettiva di commercializzare il vino prodotto facendo confluire anche il lavoro svolto dai piccoli coltivatori. Oggi quella stessa cantina sociale è la maggiore produttrice del vino Nobile di Montepulciano. Nel 1966 con l'inserimento del marchio D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata) le aziende operanti nel settore poterono aggiornare i loro impianti seguendo le esigenze volute dal nuovo marchio. Successivamente, nel 1980, venne istituito il marchio D.O.C.G. (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) e il Vino Nobile iniziò ad assumere sempre più importanza sia a livennlo nazionale che internazionale.
La zona di produzione è quella del comune di Montepulciano, tranne la parte bassa della Val di Chiana. I terreni sono di origine pliocenica ad un'altitudine compresa fra i 250 e i 600 metri. I terreni migliori sono nelle zone di Caggiole, Sanguineto, Gracciano e Cervognano dove l'argilla è frammista a sabbia. I vini prodotti sono quasi tutti adatti al lungo invecchiamento. La superficie vitata è di 670 ettari con una produzione di 27.000 ettolitri di vino adatto a diventare Nobile. Le aziende operanti sono centossesantanove, di cui quaranta confezionano il vino nobile, mentre le altre lo vendono sfuso.
Il vitigno base è il Prugnolo Gentile, selezione clonale del Sangiovese Grosso, l'uva che rientra in tutti i rossi toscani. Oltre al Prugnolo Gentile abbiamo il Canaiolo nero, la Malvasia del Chianti e il Trebbiano toscano, a cui possono aggiungersi in misura limitata il Pulcinculo (Grechetto Bianco) e il Mammolo. In fase di vendemmia molta cura viene dedicata alla scelta dei grappoli: sollo quelli ritenuti idonei vengono destinati al vino Nobile. Gli altri sono utilizzati per il Rosso di Montepulciano o per il vino da tavola. Il vino deve rimanere almeno due anni in botti di rovere o di castagno prima dell'esame Docg e del successivo imbottigliamento. Dopo tre anni ha diritto alla dizione 'riserva'.

Bolgheri
Definita nella prima metà dell'ottocento dal Repetti 'l'oasi d'oro della Maremma', Bolgheri offre. oltre alle bellezze naturali del luogo, vini delicati come il celebre rosato ed il bianco. Oggi il capoluogo della zona è Castagneto Carducci, ma in tempi più antichi era Bolgheri il centro di tutte le attività, delle grandi ricchezze e dei raccolti agricoli. Nel 1393 sia il castello che il borgo di Bolgheri furono distrutti. Ricostruiti, raggiunsero il grande splendore nel 1700 con il conte Simone della Gherardesca, fondatore dell'attuale cittadina. Grazie all'impulso economico dato dalla casata longobardo-toscana, il paese divenne un importante centro agricolo e una delle zone più fertili e di maggior produzione. Anche la viticoltura ebbe dunque un notevole sviluppo. Le notizie storiche ci parlano infatti di vini rossi chiari e bianchi con caratteristiche organolettiche peculiari che i vini di oggi hanno mantenuto. Nel 1984 il viano bianco e quello rosato sono stati riconosciuti vini Doc. Di recente si è costituito il Consorzio Vino Bolgheri per la difesa e la qualità dell'immagine.
La zona di produzione è compresa nel territorio del comune di Castagneto Carducci (LI), su terreni di natura sabbiosa nella parte che si estende verso il mare, di natura compatta con pendii più o meno rigidi nella parte verso monte. La vicinanza del mare influenza il clima, mite anche d'inverno. La ricchezza del bouquet del vino proviene in parte dai profumi delle diverse specie della macchia mediterranea, particolarmente rigogliosa in questo tratto di Maremma. I produttori della zona si impegnano costantemente per raggiungere migliori risultati con nuove tecniche di vinificazione 'in bianco' che non alterino il colore del vino e conservino al tempo stesso tutto l'aroma delle uve. La produzione di uva ammessa per i vini di Bolgheri non deve superare i 100 quintali per ettaro; la resa massima dell'uva in vino è consentita fino al 70%.

Montescudaio
Borgo medievale, patria di vini asciutti e armonici, Montescudaio si trova nella Val di Cecina, vallata fresca e aperta sovrastata dall'etrusca Volterra. E' proprio agli etruschi che probabilmente risale l'origine della coltura della vite in queste zone. Ma etruschi a parte, il promotore della viticoltura locale fu il conte Gherardo della Gherardesca che fondò il monastero benedettino di Santa Maria in Monte Scudario e gli assegnò un patrimonio di terreni coltivati a vigne e ulivi. La tradizione ci racconta che la Badessa di quel convento, figlia dello stesso conte, si dedicasse ampiamente alle cure della vigna. L'interesse per la produzione del vino di Montescudaio lo si deve verso la metà dell'800, al commerciante Niccolò Taddei, che diffuse il prodotto e lo impose sul mercato. Nel 1887 il vino ,ormai con una sua immagine ben definita, ottenne una medaglia d'argento al concorso enologico nazionale di Roma. Nel 1929 i vini bianco e rosso di montescudaio ottengono un'altra singolare menzione all'esposizione nazionale dell'Alto Adige, e nel 1977 è stata conferita la Doc.
La zona di produzione è delimitata tra i fiumi Era e Cecina. I terreni, di natura calcarea o tufacea e di medio impasto limoso ghiaioso, situati in collina ad un'altitudine di 300 metri sul livello del mare, sono particolarmente idonei alla coltivazione della vite. Il bianco è un vino asciutto, delicato e piacevole, che è preferibile bere giovane, mentre il rosso è capace di invecchiare fino e quattro anni, ma non oltre. oltre a questi due vini, i produttori hanno ottenuto buoni risultati con il rosato, e producono in scarsissima quantità il vinsanto. La resa massima di uva per ettaro non deve superare i 120 quintali per il bianco e i 110 per il rosso. Il consorzio di tutela indirizza i suoi sforzi nella qualificazione dell'immagine di questi prodotti sul mercato nazionale ed estero. Alcune aziende esportano infatti in Germania, Svizzera e Inghilterra. Ogni anno, la prima domenica di ottobre, nella piazza della chiesa medievale di Montescudaio si svolge la mostra dei vini Doc, tipica manifestazione promozionale.

Morellino di Scansano
Il nome Morellino di Scansano sembra derivare dai cavalli morelli che portavano le carrozze dei nobili che da Grosseto si recavano a Scansano per l'acquisto del pregiato vino. La storia della vite su questi colli e` antica. Nel Medioevo era tanto tenuta in considerazione che i governanti e i feudatari riconobbero la necessita` di tutelare le terre adatte alla coltura della vite con apposite norme statutarie. Una citazione e apprezzamento del vino di Scansano ci giunge da un documento del 1813 dove si legge che nell'anno precedente erano stati prodotti 5540 ettolitri di vino di cui gran parte di qualita` superiore. Lo studioso Giacomo Barabino affermava nel 1884 la bonta` dei vini di Magliano, Pereta e Scansano, assimilando il vino di quest'ultimo a quello prodotto nel Chianti. La somiglianza citata non e` in verita` cosi` vicina se non per la percentuale di Sangiovese (localmente chiamato Morellino) che lo costituisce. Affiancano il Sangiovese altri vitigni in gran parte autoctoni che affinano e tipicizzano il Morellino, distinguendolo dal Chianti ed anche dal Brunello (a cui è accostabile per alcuni tratti organolettici).
L'altimetria e la struttura geologica dei terreni sono quanto di meglio vi possa essere per la produzione di un vino pregiato. Il sistema di vinificazione rimane quello tradizionale toscano, ma non viene usata la pratica del governo. Se l'annata e` particolarmente indicata a produrre vini per l'invecchiamento, viene selezionata una quantita` di vino che puo` assumere la dicitura 'riserva' dopo due anni in botti di rovere. A Scansano i viticoltori sono quasi tutti titolari di piccole unita` aziendali, che per il 50% circa conferiscono l'uva ad una moderna e qualificata cantina sociale.

Pomino
I vini di Pomino risultavano particolarmente apprezzati tanto che un bando del 1716 definiva le migliori quattro zone atte a produrre vino di qualita` con un'apposita disciplina di tutela: Chianti, Carmignano, Valdarno Superiore e Pomino. Nel 1800 il Repetti affermava: 'La contrada di Pomino è divenuta famosa nell`enologia toscana per la qualità squisita dei vini che le uve del suolo galestrino in coteste pendici produce; dove da tempi assai remoti hanno estesa tenuta degli Albizzi ed i vescovi di Fiesole'. Ma da dove deriva tanta considerazione? Ai primi del '500 alcuni componenti della famiglia Albizi esiliarono in Provenza per motivi politici ed i terreni di Pomino vennero temporaneamente confiscati. Quando ai primi dell'800 gli Albizi rientrarono a Firenze, ripresero possesso dei loro territori. Vittorio Albizi in particolar modo importo` l'esperienza della viticoltura francese e l'adozione di vitigni definiti 'nobili': Pinot bianco, grigio e nero, Chardonnay, Merlot, Cabernet, Sauvignon. Con questi vitigni la viticoltura del comprensorio compie un notevole salto di qualità. Ritroviamo nel 1889 il Rufina, il Nipozzano ed il Pomino nel Dizionario metodico-alfabetico di viticoltura e di enologia di Giuseppe Cusmano, definiti con altri tra i migliori vini prodotti in Toscana.
La particolarità di questi vini si deve al fatto che i relativi vitigni sono situati ad un'altitudine variabile fra i 500 e gli 800 metri, conferendo cosi' al Pomino bianco, rosso e vinsanto caratteri propri di intensità, delicatezza e fragranza. Il Pomino, il cui nome sembra derivi dagli alberi di pomi, numerosi una volta in questa zona, nasce su terreni del macigno del Mugello dell'era terziaria. Sono terreni ben strutturati e ricchi di elementi fisici nella media profondità.
Per il Pomino bianco e quello rosso la resa massima di uva e` di 100 quintali per ettaro, e si dividono il mercato quasi al 50%. Il Pomino bianco, per la presenza in quantità notevole del Pinot bianco e dello Chardonnay, ha un profumo delicato e gradevole, e un sapore fino e armonico che ne esalta tutto il bouquet. Il rosso invece, pur con le sue specificità non si discosta molto dal Chianti Rufina. Il clima di Pomino e` inoltre quanto di meglio ci possa essere per la produzione del vinsanto, con la lenta fermentazione in botti di legno (caratelli) di capacita` non superiore ai quattro ettolitri e per un periodo di almeno tre anni.

Vernaccia di San Gimignano
La leggenda vuole che le origini di San Gimignano risalgano all'epoca romana, ai fratelli Silvio e Muzio che avrebbero eretto una fortificazione chiamata Castello della Selva. Il nome venne poi cambiato intorno al 450 con San Gimignano in onore al vescovo di Modena. Il primo documento ufficiale in cui la cittadina viene menzionata è del 991 quando il marchese Ugo di Provenza donò alla cattedrale di Volterra una corte posseduta in San Gimignano. Le prime notizie sulla Vernaccia arrivano da Vincenzo Coppi, analista locale del '600, che ci parla di un 'vino bianco delicatissimo che si fa nel territorio Sangimignanese'. Papa Martino IV fu un grande estimatore della Vernaccia, citata in seguito dal poeta Michelangelo Buonarroti 'il giovane' nel poemetto Aione del 1643.
Il terreno su cui nascono i vitigni della Vernaccia hanno una funzione non secondaria. Già nel 1600 il Soderini affermava che 'tutti i vitigni di qualsiasi sorta di uve si alternano secondo la qualità del sito e del terreno'. Quelli di San Gimignano sono composti da sabbie gialle e argille sabbiose. La Vernaccia è uno dei pochi vini toscani prodotti esclusivamente con un solo vitigno che porta appunto il nome di Vernaccia di San Gimignano. E' un vino che presenta alcune difficoltà come per esempio la poca resistenza a malattie crittogame. Per questo è allo studio una selezione clonale per individuare un clone più adatto all'ottimizzazione della produzione. A proposito della produzione va ricordato come gran parte dei piccoli produttori macerino ancora parzialmente le uve con la buccia, per garantire i caratteri tipici della Vernaccia, da trasferire poi al vino. Le grandi e medie aziende di produzione invece praticano da anni una fedele vinificazione 'in bianco', con una soffice spremitura delle uve. Accanto a questa tecnica si ritiene ormai indispensabile affiancare la fermentazione termocondizionata detta anche a freddo. In questo modo si aumenta la conservabilità del vino. La resa dell'uva è di 110 quintali per ettaro. Da alcuni anni pochi ma qualificati produttori hanno introdotto sul mercato spumanti con i metodi Charmat e champenois. Da qualche tempo è stata concessa la Docg.