Cappella Brancacci Firenze

Una vita sregolata e dissoluta, già da moderno bohémien. Il genio fiorentino del '400 morì a soli 27 anni, lasciando incompiuta la Cappella Brancacci, ma regalando al mondo un ciclo di affreschi unici per stile e bellezza. Un violento incendio nel 1771 ha annerito di fumo le pareti e per molti anni si pensò che l'artista usasse colori cupi.

Nella Firenze del quattrocento si aggiravano tre personaggi con grandi idee. Brunelleschi, Donatello e il giovane ed irrequieto Masaccio. Sperimentavano, osano, creavano straordinari capolavori. Incarnavano la geniale avanguardia, l’élite del primo Rinascimento. I primi due erano amici inseparabili. Del terzo, il Vasari ci racconta che 'fu persona astrattissima e molto a caso, come quello che, avendo fisso tutto l'animo e la volontà alle cose dell'arte sola, si curava poco di sé e manco d'altrui'.

Tommaso Cassai detto Masaccio, già moderno bohémien, moriva a soli 27 anni restando il meno conosciuto al grande pubblico. Eppure è tuttora considerato da alcuni storici dell’arte il più grande artista toscano di tutti i tempi. Perché nonostante la precoce scomparsa, ha creato uno stile talmente innovativo da influenzare tutta la grande pittura successiva. Dal carattere intemperante, sregolato e dissoluto, ma 'la bontà fatta persona'. Muore lasciando incompiuta la Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine, ma regalandole l’immortalità con un ciclo di affreschi unici al mondo. Come Adamo ed Eva scacciati dal Paradiso Terrestre, così piantati per terra, così goffi nella loro nudità di vergogna e dolore.

Facciamo un passo indietro. Nel 1425 un ricco mercante di seta, Felice Brancacci, commissionava la decorazione della cappella gentilizia voluta nel trecento dal suo antenato Pietro Brancacci, con le storie della vita di San Pietro alla bottega di Masolino. Il maestro e il suo giovane allievo Masaccio ci lavoreranno finchè la morte prematura di quest’ultimo e l’esilio inflitto al Brancacci da Cosimo I de’ Medici interromperanno la realizzazione del ciclo di affreschi. I lavori saranno completati, una cinquantina di anni dopo, da Filippino Lippi.

Il primo restauro della cappella si è avuto nel '600, quando sono stati anche apposti i veli alle nudità, poi rimossi nell’800. Un violento incendio nel 1771 ha annerito di fumo le pareti, per cui si è a lungo pensato che Masaccio usasse toni cupi. Un accurato restauro ha fatto giustizia, rivelando un Masaccio 'primaverile' dai colori straordinari. E restituendoci il capolavoro i cui ritratti altro non sono che gli uomini della Firenze di allora, gli eroi di un’umanità con i piedi per terra.

La chiesa di Santa Maria del Carmine, sorta nel 1268 insieme al complesso del convento carmelitano, ospita anche un’altra opera degna di nota. La barocca Cappella Corsini, edificata nel 1675 e anch’essa scampata al devastante incendio del 1771. Dedicata al santo di famiglia, Sant’Andrea Corsini, vescovo di Fiesole, fu progettata dall’architetto Pier Francesco Silvani e affrescata da Luca Giordano con storie della vita del santo e decorata da stucchi di Giovan Battista Foggini.

Come molte altre chiese fiorentine - prima tra tutte san Lorenzo - presenta una facciata in pietra e laterizio tuttora incompiuta. Attualmente un suo restauro è in fase di preparazione. Un lavoro che dovrebbe essere completato entro un paio d’anni.

La Cappella Brancacci è visitabile tutti i giorni, tranne il martedì dalle 10 alle 17 e nei giorni festivi dalle 13 alle 17.

Fonte: Quotidiano Il Firenze del 9 Marzo 2009

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